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G1UMA

VISUAL ARTIST BASED IN VENICE

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Biography

Giulia Mastrangelo is an Italian artist currently residing in the city of Venice. Her creative process began with evocative photography of abandoned landscapes, evolving into a deep exploration of linguistic nuances, where words became her ultimate artistic medium and expressed through painting, letterpress printing, and Murano glass sculpture.

Her poetic inclinations are reflected in the world of visual poetry in which her artistic trajectory is illuminated by the study of esteemed artist Mirella Bentivoglio, to whom she dedicates the work, "Ideogram vs. Alphabet" a profound tribute toward her artistic and curatorial work through which she has helped many women emancipate themselves as artists.

The New Academy of Fine Arts of Milan (NABA) and currently her master's degree at Ca' Foscari University in "History of Arts and Conservation of Artistic Heritage" have played an important role in the maturation of Giulia's artistic abilities from an aesthetic and conceptual point of view. Human existence, interwoven with contradictions, emerges as an extraordinary and precious table that the artist investigates through language revealing an overview of universal concepts.

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G1UMA'S WORKS

UNGOING EXHIBITIONS

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Solo exhibition of Giulia Mastrangelo

Curated by Ilaria Cera

Giulia Mastrangelo's solo exhibition takes shape in the spaces of the former Venetian Minor Shipyards on Giudecca Island. Since 2016, the dialogue between craftsmanship, local artisans and visual arts has given birth to the CREA Cantieri del Contemporaneo project.

CONTRAPPUNTO is the title of the exhibition, and it borrows from the rules of musical composition, the co-presence of independent melodic lines. A sequence of notes against notes like that of words against others. CONTRAPPUNTO; a term that encompasses the definitions of contrary understood as the co-presence of meanings, precisely as writing and ultimately point; the graphic sign of accommodation and retrospective look at the situation.

The artist, currently residing in the lagoon city, moves between multimedia languages and reasons, through etymological research, on an idea of perception as much individual as collective. The semantic aspect of poetic language allows Giulia Mastrangelo to deepen her interest in the antithetical and seemingly contradictory aspects of universal concepts that are reflected in the city of Venice, which she indulges in as a backdrop.

Ilaria Cera, curator

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Venezia.

 

Il passo sicuro di chi ci vive, ci lavora. Il passo incerto di chi la visita. Il passo di chi la ama e di chi la odia. Di chi se ne va e di chi resta, di chi si perde nel suo ritmo unico. Una frequenza di suoni scandita dai passi che rimbombano di notte nelle calli vuote o di mattina presto, quando i toni della città sono sfumati. I suoi colori storti e umidi captati da chi si ferma un attimo e si lascia incantare.

Cogliere la laguna.

Cogliere questi suoi meravigliosi colori è un processo che parte dalla visione e dalla sensazione, si fa pensiero e poi parola: parola che è protagonista assoluta, il punto di partenza e di arrivo del lavoro di Giulia. La parola e il suo contrario. Una collezione di contrari che trovano il loro equilibrio momentaneo per poi evolvere in un significato più profondo. Un gioco mentale che si concretizza nel tris dell’artista, che sollecita la curiosità dell’osservatore prima e poi lo porta a partecipare creando il proprio tris, la propria combinazione di parole, andando oltre al lavoro dell’artista. È così che l’opera di Giulia dà il via ad un processo collettivo che parte dalla sperimentazione con le parole ed evolve nelle singole percezioni.

Nell’opera “Il vuoto / è una questione / di percezione / vibrazione / silenzio” le parole levitano, e piano piano ci si focalizza sul concetto inciso dall’artista sul fondo della bottiglia, che orienta l’esperienza visuale. Da un insieme di parole si passa alla loro specificità in modo da evidenziare il loro significato. Assistiamo ad una compenetrazione tra il campo figurativo e semantico in cui le parole incise esprimono un significato e lo rappresentano, stimolando l’osservatore a compiere un processo associativo. Dividere le parole permette di decontestualizzarle e moltiplicarne i significati. Ma le parole evocano concetti contrari come vuoto e pieno. Vuoto come assenza di rumore, che viene spezzato da una vibrazione, un segnale di vita che connette e che apre ad una riflessione più profonda sui legami umani. La connessione con l’altro rende l’uomo vivo permettendogli di riempire il vuoto intorno o dentro di sé. Ma cos’è l’uomo senza i suoi contrasti? Pervaso da una sensazione di instabilità e disequilibrio, la forza del contrasto permette all’uomo di trasformarsi e di evolvere.

Il gioco dei contrari è al centro anche della grande opera fotografica, dove immagini e parole si susseguono in una visione simultanea ma ordinata. È sempre l’artista a dare un senso di lettura, ad indicare all’osservatore il cammino da intraprendere. Una camminata armonica e asimmetrica attraverso i colori della Giudecca. Il senso del percorso si trasforma nell’opera stessa, che ci permette stando fermi, di vivere un’esperienza dinamica. Questa idea di sovrapposizione tra parola e immagine riecheggia nel titolo della mostra: Contrappunto significa letteralmente “mettere una

nota contro l’altra”. Ma cosa c’entra il suono con la parola? La parola scritta si lega imprescindibilmente al suono che emettiamo quando la leggiamo, quando la pensiamo. Questa “sovrapposizione di melodie (e quindi parole) in senso orizzontale” ci riporta alle composizioni musicali e agli aspetti grafici e sonori del linguaggio.

In questo senso, il lavoro dell’artista strizza l’occhio alla poesia concreta servendosi della fotografia, della modellazione del vetro e della pittura.

Critica d’arte, Irene Ciceri

CONTACTS

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